Psicologia
Vediamo qual parte abbia in ciò l'istinto vitale e quale l'istinto sensuale.
L'istinto vitale produce il sentimento fondamentale quando trova il corpo acconciamente organizzato e le parti di lui rende sentite. Queste parti debbono essere molecole organizzate con attitudine a ricever la vita propria dell'animale. Se una forza straniera tende a sottrarre e discontinuare le parti sentite, l'istinto vitale fa loro forza per ritenerle; e se altre molecole opportunamente organate vengono accostate e continuate alle sentite, egli fa forza per invaderle e rapirle nello stesso sentimento, e questi e simiglianti sono diversi atti e momenti della funzione organizzatrice: Ma se l'istinto vitale, dopo essere stato stimolato dal contatto della materia a queste funzioni, viene contrastato in esse e impedito di compirle, egli s'appena e addolora, chè il contrasto e il combattimento nel sentimento, il contrasto colla natural propensione del sentimento, è pena e dolore.
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Qui però convien distinguere dal dolore, la cessazione del sentimento (individuale). Quando alcune parti del continuo animato si sottraggono all'azione dell'istinto vitale dividendosi e disorganizzandosi, cessa in essi il sentimento di cui precedentemente eran termine; e quindi cessa ogni dolore. Così nelle parti che escono per mezzo degli organi escretorii dal corpo umano, come pure nella cancrena cessa ogni senso doloroso. Il dolore dunque è la lotta fra l'istinto vitale e la materia ossia la forza straniera; ma quando la materia si è sottrata alle forze dell'istinto vitale e ha riportato su di lui intera vittoria, allora non v'ha più lotta, nè dolore. All'incontro quando l'istinto vitale trova la materia così disposta che non pone resistenza alla sua operazione, oppure quand'egli consegue piena vittoria sopra di lei rendendola a pieno termine della sua azione, allora è messo in essere il sentimento, la cui natura è piacere.
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Ma effettuato il sentimento (piacere per essenza), possono poi darsi movimenti nella materia che ne costituisce il termine; e questi di due maniere.
Alcuni nè discontinuano la materia vivente, nè fanno forza per discontinuarla e sottrarla all'azione del principio vitale: e però lungi di distruggere il sentimento, l'eccitano e l'aumentano; ed essendo questo per essenza piacere, aumentano il piacere. Tali sono tutte le sensioni che sorgono nel corpo animale secondo natura.
Altri movimenti fanno forza alla materia sospingendola a dicontinuarsi e disorganarsi, ed allora fino a tanto che non si è discontinuata e disorganata, si ha quella lotta, che si chiama dolore (1).
[(1) Se i movimenti impressi alla materia viva non intendono a discontinuarla e disorganarla, ma solo a darle un movimento d'eccitazione opposto all'eccitazione naturale, se n'ha in tal caso la molestia, le disarmonie, le sensazioni ingrate ecc.]
Ora data la sensione piacevole e dato il dolore, l'istinto sensuale tosto si pone in azione per secondare la prima, e sottrarsi al secondo. Quest'azione dell'istinto sensuale trae dietro a sè altri movimenti della materia animata di nuovo utili o dannosi alla costituzione dell'animale, conformi o difformi al suo fondamentale eccitamento. In questi movimenti conseguenti all'azione dell'istinto sensuale si dee distinguere,
1° la quantità d'impulso che riceve l'istinto sensuale, e perciò la quantità della sua azione radicale. Questa non oltrepassa il grado limitato dalla quantità della senzione o del dolore, che l'accagiona. La sensione e il dolore può essere
a) più o meno moltiplice – cioè possono essere varie sensioni contemporanee e varii dolori in diverse parti del corpo. Quindi varie azioni contemporanee dell'istinto sensuale;
b) più o meno esteso. – Quindi l'istinto sensuale può cominciare ad agire e produr movimenti in una estensione maggiore o minore del corpo umano;
c) più o meno intenso. – Quindi l'azione radicale dell'istinto sensuale può essere più o meno violenta e precipitosa.
2° la quantità della continuazione dell'azione dell'istinto sensuale – l'istinto sensuale, dopo ricevuto l'impulso dalla sensione piacevole o dal dolore, non opera se non a condizione e in quel tanto ch'egli trovi piacevole il suo operare o men dispiacevole del non operare. Quindi allorquando l'operare gli riesca più spiacevole che il contrario, egli cessa da ogni azione e la diminuisce a proporzione che il suo operare è meno piacevole. Il che spiega in parte l'attività della natura animale quando si trova in certe condizioni morbose.
3° Il vantaggio o il danno dell'animalità che succede all'azione dell'istinto sensuale. – Se l'azione dell'istinto sensuale trae seco de' movimenti nell'organismo, questi movimenti arrecano modificazioni nell'animale non meno relative all'istinto vitale che allo stesso istinto sensuale, perocchè
Quanto all'istinto vitale i movimenti cagionati dall'istinto sensuale nell'organismo o misto vivente possono
1° esser di quelli che aiutano l'istinto vitale a compir meglio la sua operazione ajutando la continuazione e opportuna organizzazione delle molecole;
2° posson esser di quelli, che danno alle molecole un contrario impulso, e quindi che producono o accrescono la lotta fra l'istinto vitale e la materia bruta, e generano o accrescono il dolore;
3° posson esser di quelli, che sottraggono a dirittura la materia bruta all'azione del principio vitale, la discontinuano e la disorganizzano, e quindi adducono la sua morte.
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Quanto all'istinto sensuale i detti movimenti, suscitando sensioni piacevoli o dolorose, generano nuovi stimoli ed impulsi all'attività dello stesso istinto sensuale, il quale così moltiplica le sue azioni e le riproduce.
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Dato adunque una prima sensione o un primo dolore, dee succedersi nel corpo umano una serie più o men lunga di movimenti i quali si alternano coi sentimenti piacevoli e dolorosi. E questa serie o vicenda di sentimenti soggettivi e di movimenti extrasoggettivi può essere o giovevole o pregiudiziale allo stato dell'animale.
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Esempio di una serie giovevole allo stato dell'animale si è quella per la quale l'animale si sviluppa dal germe e cresce fino alla sua perfetta maturità. Questo sviluppo è una perpetua vicenda
1° di sensioni cagionate dagli stimoli esterni all'animale eccitanti, secondo natura, l'istinto vitale;
2° di movimenti istintivi prodotti dall'istinto sensuale ricevente l'impulso dalle dette sensioni;
3° di nuove sensioni che l'istinto vitale mette in essere incitato dagli accennati movimenti;
4° di nuovi movimenti prodotti dall'istinto sensuale incitato dalle seconde sensioni.
E questo circolo di movimenti e di sensioni, di sensioni e di movimenti si perpetua in tutta la vita animale. In essa si alterna perpetuamente l'azione dell'istinto vitale e l'azione dell'istinto sensuale. L'istinto vitale generando la sensione dà l'impulso all'istinto sensuale, e l'istinto sensuale generando il movimento dà la materia all'azione dell'istinto vitale. In capo a questa continua vicenda stanno quegli stimoli esteriori che hanno prodotti i primi movimenti, e somministrata la materia alle prime sensioni dell'istinto vitale. Ma gli stimoli esteriori suppongono già l'animale formato almeno nel suo primo rudimento; suppongono l'istinto vitale già in atto nel primo sentito, nel primo sentimento di cui egli è l'attività.
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Altro esempio della serie giovevole si ha negli stessi processi morbosi, quando questi processi riconducono l'animale ammalato allo stato di salute. Ogni processo morboso s'inizia con uno stimolo esterno, il quale modificando l'istinto vitale e traendolo in lotta colla materia bruta tendente a sottrarsi al suo influsso, cagiona lo stato doloroso e penoso. Questi sentimenti dolorosi traendo in giuoco l'istinto sensuale gli fanno produrre altri movimenti, i quali prestano materia all'istinto vitale che produce le seconde sensioni; e queste impellendo di nuovo l'istinto sensuale, il provocano a cagionare nuovi movimenti, e così ha luogo il circolo perpetuo più o men lungo delle sensioni e dei movimenti che si dice processo morboso.
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Un esempio della serie e vicenda dei movimenti e delle sensioni che riesce a pregiudizio dell'animale, il possiam vedere nell'invecchiar ch'egli fa insensibilmente fino alla sua distruzione. Quella stessa legge di vicissitudine che dal primo germe ha sviluppato l'animale a piena maturità, quella stessa da questa maturità il conduce gradatamente al discioglimento.
Del pari si scorge un circolo funesto di movimenti e di sensioni in quei processi morbosi che hanno un esito mortale.
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Diamo ora uno sguardo all'arte ipocratica, dai professori della quale tante cose apprendemmo fin qui. I sistemi di medicina finora comparsi ebbero forse tutti qualche idea luminosa: l'errore si riduce ad una parte dimenticata della verità.
V'ebbero medici, che sembrano aver dato un'esclusiva attenzione a quella classe di processi morbosi pei quali la natura riconduce l'animale allo stato di salute. Questi celebrarono e magnificarono l'αυτοκρατια della natura. Il pensiero era luminosissimo. Che certi fenomeni morbosi tendano al ristabilimento della salute, che certe emorogie, certe diaree, certe febbri sieno altrettanti sforzi della natura ammalata, che da se stessa va risanandosi per que' passi stessi che sembrano morbiferi e sono salutiferi, è cosa innegabile: e questo fatto è quello che a suo grand'onore la celebre scuola di Montpellier: sono quelle idee di Van Helmont, e di Sthal, che il Pinnel chiama sane e feconde (1).
[(1) Nosographie philosophique etc., seconde edit., Introduct. XXXII.]
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